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presa al volo / n°75

platone  

presa al volo / n°75 - 14.09.22

 

facciamo sorridere Platone

 

Sul tetto della chiesa di San Tommaso ad Ascoli Piceno, durante i lavori preparatori al suo restauro, gli operai hanno ritrovato dei palloni da calcio.
Tanti, a testimonianza delle innumerevoli partite che si giocavano nel sagrato su cui quel tetto si affaccia. Tutti datati, perché da anni, in quei luoghi a calcio i ragazzi non giocano più.

Quando andavo a scuola (oggi ho 57 anni) ricordo che le ore di educazioni fisica erano 2. Poche. Ma quando tornavo a casa, non vedevo l'ora di scendere al parco o di andare all'oratorio o ancora in piazza o per strada a giocare a tutti i giochi del mondo.
Oggi le ore di educazione fisica sono ancora (più o meno…) 2, comunque insufficienti a contrastare il fatto che i campetti sono quasi tutti spariti, le strade sono diventate inaccessibili, negli oratori e nei sagrati delle chiese non si gioca (quasi) più a pallone.

La maggior parte dell'attività motoria delle nuove generazioni si svolge grazie alle società sportive.
All'interno dei loro recinti non viene offerto solo divertimento (spesso associato al gioco o, in generale, al movimento libero) e non vengono ospitati unicamente i campioni (leggi: selezione), ma si lavora, spesso duramente e tra mille difficoltà, per contribuire ad una crescita piena ed equilibrata dei giovani.

Al mondo della Scuola questo cambiamento sociale (perché di questo si tratta) sembra essere sfuggito o, più probabilmente, non lo ritiene così influente (in senso negativo) nella formazione dei suoi allievi. Mentre la sedentarietà dilaga mimetizzandosi con efficacia tra le crescenti difficoltà quotidiane, l'educazione fisica rimane una materia secondaria a dimostrazione che il problema non la riguarda. Eppure Platone (ehi! dico Platone, non uno qualunque…) riteneva che anima e corpo fossero due aspetti dell'essere umano intimamente legati e che entrambi dovessero essere allenati. Nella Repubblica, opera in cui teorizzava lo “stato ottimo”, si legge “coloro che si dedicano esclusivamente alla ginnastica vengono a una eccessiva brutalità, mentre coloro che si dedicano esclusivamente alla musica e alla poesia diventano più morbidi di ciò che è buono per loro”.
Non a caso il buon Platone era anche un lottatore, praticante del pancrazio, una forma antica di lotta che ricorda il moderno MMA (arti miste marziali).

Le società sportive non solo non trovano un'adeguata collaborazione nella Scuola, ma (spesso) sono lasciate sole anche dalle altre Istituzioni. Tuttavia, il beneficio conseguente al loro lavoro ricade su tutti. Pensate al modello di vita (attiva e reale) che offrono con effetti incontestabili sulla salute (non solo fisica) e quindi indirettamente sulla spesa pubblica, ma anche agli insegnamenti su come stare (bene) insieme, sul fare squadra o ancora sull'essere tenaci, resilienti, rispettosi (non solo delle regole) e inclusivi. Pensate agli ambienti ricchi di energia buona, traboccanti di vitalità e fondati su rapporti veri (e non virtuali) che si generano là dove operano le società sportive. Soprattutto quelle più piccole, che lavorano negli ambiti di quartiere, coinvolgendo le famiglie e recuperando chi spesso naviga ai margini della società.
Autentici moderni oratori laici.
Così non fosse, le aziende non investirebbero denaro (talvolta molto) per proporre ai loro quadri dirigenti esperienze sportive ad hoc, con la speranza di recuperare una specifica formazione evidentemente non offerta precedentemente sui banchi della Scuola.

Un lavoro prezioso che va oltre il campo da gioco. Irrinunciabile. Forse apprezzato. Sicuramente non ancora considerato come dovrebbe.
La nostra Costituzione non riconosce ancora allo sport in tutte le sue forme (ripeto e sottolineo: in tutte le sue forme), un valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico. Negli ultimi mesi l'iter parlamentare per il conseguimento di questo obbiettivo sembra avere avuto una accelerazione, ma è onestamente imbarazzante che nel 2022 non sia stato ancora raggiunto. Evidentemente non è una priorità…
La questione non è solo formale: il mancato riconoscimento costituzionale è certamente uno degli ostacoli che impedisce allo sport di essere adeguatamente considerato in luoghi come la Scuola e di godere di un appoggio più concreto da parte delle istituzioni in generale.

E intanto, il formidabile tessuto formativo costitutivo dalle società sportive si impoverisce. Il Covid e poi le conseguenze delle tensioni internazionali, un'autentica tempesta inaspettata e violenta, ha tracciato solchi dolorosi. Potrei raccontarvi della rabbia sorda di chi osserva impotente i propri tesserati abbandonare l'attività perché la famiglia non è più in grado di sostenere la retta o lo sforzo periodico e quasi disperato per riuscire a pagare bollette sempre più onerose o ancora di come la fatiscenza si stia impadronendo giorno dopo giorno di molti impianti pubblici rendendoli sempre meno vitali. Potrei, ma preferisco parlino i numeri: freddi, ma oggettivi. Dopo il Covid lo sport ha perso quasi 1,8 milioni di tesserati e più di 5 mila associazioni e società dilettantistiche (fonte Centro Studi e Uffici Statistici del Coni) mentre, non a caso, sono aumentati vertiginosamente gli utenti di internet, smartphone e social network.

In molti ci stiamo impegnando sopperendo alla liquidità dei proclami di chi cerca visibilità e alle promesse delle Istituzioni a cui raramente seguono azioni efficaci e strutturali.
Operatori sportivi, simpatizzanti, aziende sensibili al problema, intere comunità e qualche illuminata iniziativa all'interno del mondo scolastico: chi riconosce al mondo dello sport bellezza vera ed importanza, cerca, nonostante le difficoltà, di non mollare e di ingegnarsi.
Mimuovoper Borse di Sport è uno degli strumenti nati per sostenere l'attività sportiva e permettere a tutti di praticarla. Anche a chi rimane indietro. Ha ottenuto un sostegno largo. Anche (importante sottolinearlo) dagli amministratori.
Bagliori di luce. Importanti, encomiabili, ma puntuali, non risolutivi.
È evidente che il cambiamento fondamentale, quello che dovrebbe sostenere ogni iniziativa, non può che essere il diffondersi trasversale di una consapevolezza vera e piena di ciò che lo sport rappresenta. Un modo nuovo di vedere le cose da parte di tutti. Lo ripeto: di tutti. Indispensabile per generare una spinta dal basso verso l'alto capace di travolgere le tante promesse mai trasformate in realtà e così vincere ignoranza, indifferenza e immobilismo e costringere chi governa a dare risposte strutturali che interpretino in modo corretto la realtà sportiva e le permettano di svolgere pienamente la sua funzione.
Un passo fondamentale. Ogni giorno più necessario.

E allora sì che Platone sorriderebbe.

 

Paolo Marta