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presa al volo / n°5

 

Si riparte!

Valentino Colantuono

Da dove avevamo lasciato....
La nostra prima squadra riparte guardando gli altri dall'alto, con la voglia di restarci.
Le nostre due squadre juniores ricominciano i loro rispettivi gironi e la nostra u.16 torna in campo con il ricordo della vittoria di Udine.
Arriva il 6 nazioni e con il 6 nazioni arrivano i pomeriggi a base di soppressa e prosecco. Vedremo i nostri Tommaso jannone e Angelo Esposito e molti di noi li guarderanno con un pizzico di orgoglio nel cuore.
E con l'arrivo della primavera vedremo in campo i nostri ragazzi del minirugby nei classici tornei di sempre. Ragazzi vi racconto un episodio, accaduto quando giocavo in prima squadra. Al rientro in spogliatoio dopo una sconfitta, un mio compagno prese la parola e ci disse: "ragazzi oggi non sono triste perché ho perso, oggi sono contento perché ho giocato a rugby". Solo quando ho smesso di giocare ho capito davvero il significato di quelle parole.
In bocca al lupo a tutti!

 

presa al volo / n°4

 

Natale 2013

demoni

Finalmente ho il coraggio di affrontare l'argomento, la rossa penna che sto usando si è ritirata dentro la sua trasparente sede, ve lo giuro...
Quindi affrontiamoli una volta per tutte...
A modo mio, scrivendo, ascoltando i Queen, volevo gli Stones ma vista l'ora, 22,30,è meglio evitare!!
Parlare di demoni é affrontare se stessi, le ns. paure, affrontarle avendo in fianco una bottiglia di Matusalem, guardarla e non aprirla, pensare al suo profumo di Ron cubano com'è scritto nell'etichetta, anzi, a questo punto, lasciarsi andare e irrorare le labbra con un nettare di canna da zucchero, miele e 40 gradi di alcol, sentite i violini e il contrabbasso?
Quindi fuori i gabbasisi ragazzi miei, non sono Hemingway, sono bortolo, non ho fatto guerre, ho fatto il "celerino", e ne sono fiero, ho giocato con i migliori che potevo ambire, ho imparato ad avere un solo capitano, Pier, ma anche ricevere ordine solo dal tallonatore, ho rispettato i più giovani come Furlan e Conad, nello stesso tempo ho bevuto e applicato la sapienza del gioco dal mio allenatore, questi sono i Demoni positivi, ma sempre Demoni sono, visto che a 48 anni ne ho ancora il massimo rispetto!!!!!
Se penso ai miei demoni cattivi... non mi guardereste più in faccia, sappiate solo che ognuno di noi in armadio ne ha da vendere, la loro "gestione" é sinonimo di maturità!!!!
Non li vedete?, non li sentite? Provate a chiudervi in una stanza al buio... fatelo vi sto guardando... li sentite arrivare? Sembrano i Cavallieri dell'Apocalisse, non abbiate paura... ma rispetto, cari ragazzi dell'Under 16, essi fanno parte del vostro e nostro mondo, sfidateli, parlategli, chiedete cosa vogliono da Voi, ma impeditegli di prendere il controllo della vostra vita, non fateli decidere per voi, avete armi e mezzi molto forti per contrastarli, i vostri genitori, gli educatori della Tarvisium, ma sopratutto la vostra personalità, il demone positivo più forte in assoluto.
Da giovane pensavo che il mondo andasse dal Fantic Caballero alla Barbara Baldasso, vero Pier, al New Time, nota discoteca in Piazza Giustiniani, ritrovo di noi piazzarotti trevigiani.
Giocare al "Milani" mi ha portato a conoscere un mondo nuovo, fatto di principi non di frivolezze, ora voi siete al "Saint Paul Park", come l'appello io, casa nostra cazzo, dove si suda e si lavora per vincere, niente di nuovo e diverso dal vostro liceo o scuola di appartenenza.
Il mondo in cui giocate non pensate sia fatto da persone bioniche come il Presidente, Ino, Ruggiero, Vale, Pier, Vincenzo, la Pea o altri, sono tutti umani, scusate dimenticavo il segretario, altrimenti poi mi rompe i zebbedei, sono tutti umani, con i vs. stessi demoni, ne più ne meno, solamente gestiti in modo diverso.
Il mondo gira intorno al "volgo", alla parola, se osservate le grandi squadre in ogni fase di gioco parlano, si esortano e si sorreggono tra di loro a più non posso, questo insegna al non aver paura di parlare con i propri genitori, allenatori, educatori, noi tutti siamo qui per ascoltarvi e ve lo giuro non vi tradiremo mai qualsiasi cosa voi ci diciate.
Buon 2014 a tutti voi in particolare ad Andrey e Checco, scusate i miei preferiti dopo tutti voi capitano in testa,

Santa Claus Bortolo

 

presa al volo / n°3

40anni

 

un signor scudetto di 40anni!

Natalino Cadamuro

ma quanti ricordi....!!!

Qualche settimana fa sono tornato a L'Aquila per andare al concerto dei Modena City Ramblers e risentire così vecchi pezzi di battaglia come “Bella ciao”, “Contessa” e …. tanti altri. È stata la prima volta dopo il terremoto e l'impressione è stata desolatamente forte. Muovendomi tra migliaia (meglio dire milioni) di “tubi Innocenti” mi sono imbattuto in un manifesto che pubblicizzava lo spareggio per la Serie A del 2 giugno tra loro e noi. Mi sono fatto fotografare a fianco del manifesto con indice e mignolo puntati contro. Sappiamo come è andata. Sarà per un altro anno, se ci crediamo. Il ricordo è tornato allo spareggio di Firenze del 1972 quando abbiamo mancato l'obiettivo dello scudetto proprio contro gli Aquilani.

Anche allora la delusione è stata grande, anzi “grrrrandissima” e addirittura inconsolabile per i giocatori nati nel 1953 che non avrebbero potuto ritentare l'anno dopo perché fuori età: da Claudio “Achi” Lauro a Franco Polloni, a Gigi Cagnin, per citarne alcuni. Il lunedì non ce l'ho proprio fatta ad andare in ufficio: un misto di delusione, rabbia, dolore e tanti altri sentimenti laceranti! E l'anno dopo abbiamo ritentato, a dispetto delle opinioni di parte dell'ambiente rugbystico cittadino che riteneva la batosta troppo grande da consentire di trovare la forza per riemergere subito. Ricordo che durante l'estate del 1972 alcuni dirigenti di un club di Treviso sono venuti a casa mia offrendomi di confluire nella loro Società, così da avere una struttura capace di tutelarci in Federazione. In effetti, a Firenze era stata dura in tema di botte e solo grazie all'intervento del bravo arbitro Egidio Delaude alcuni nostri giocatori hanno....... “guadagnato” gli spogliatoi. In pratica “bechi e bastonai”!!! È stata una annata, quella del 1973, corsa tutta alla grande, con tantissima rabbia in corpo. Dopo le fasi regionali che ci hanno visto in continuo crescendo e che ci hanno permesso di mettere a posto meccanismi di corretta ma asfissiante pressione sull'avversario, siamo approdati alle fasi finali. L'organizzazione delle varie fasi, sia eliminatorie che finali, all'epoca cambiava quasi ogni anno. Nel 1973 il Campionato prevedeva tre finaliste: nord, centro e sud Italia. Vale a dire noi, Prato e Intercontinentale Roma. L'Intercontinentale giocava in Serie A e la sua giovanile era composta da “Romani de Roma” e da giovani di Colleferro, dove spesso questa squadra giocava. Ed è proprio a Colleferro che abbiamo fatto un pericolosissimo passo falso dopo aver superato in casa il Prato. Una partita nata male, con Bruno Francescato colpito duro e rimasto stoicamente in campo, finita con soli due punti di scarto a loro favore. E tante botte ai nostri sostenitori, alcuni dei quali finiti al pronto soccorso di Colleferro perché catapultati dalle tribune. Gli stessi che poi sono tornati a Treviso con il furgone del Cin. Peccato che il furgone si sia rotto a Incisa Valdarno, così da costringerli a campeggiare nel campo di calcio per una settimana in attesa della riparazione. E meglio stendere un velo pietoso sulla successiva partita dell'Intercontinentale a Prato. Vista la vittoria dei romani contro di noi e visto l'andamento della partita a Prato, con i locali che stavano prevalendo, l'allenatore dell'Intercontinentale avvicina verso la fine dell'incontro la panchina del Prato e dice più o meno così: ”Prato, è l'occasione per non far vincere una squadra veneta. Se ci lasciate vincere, la Tarvisium va sotto in classifica e non può più raggiungerci. Lo scudetto così esce dal Veneto.” Conti senza l'oste perché io stavo tra il pubblico, al di là della rete ma proprio in quel punto. Mi sono messo ad urlare come un ossesso contro il tentativo di “combine”. E con me c'erano Ino e Bobi Robazza (se la memoria non mi tradisce). Il Prato ha vinto e così la partita giocata a Casale tra noi e l'Intercontinentale è diventata lo spareggio finale. Che dire, non c'è stata storia. Un rullo compressore, il nostro, che ha frantumato letteralmente l'avversario. Ci siamo imposti per 45 a 0. Ed è stato il nostro primo scudetto........40 anni fa, cioè ieri. Perché la nostra Società sta bene, è forte, ha voglia di progredire e vuole ritrovarsi tra altri 40 anni per ricordare ancora il primo degli scudetti, perché il primo amore non si scorda mai. p.s.: Quell'allenatore si è scusato per l'episodio ogni volta che l'ho poi incontrato.

 

presa al volo / n°2

 

La leggenda di "tonibati"

Bortolo caon Montanelli

 

Non si tratta di leggenda ma di storia vera.....avevo appena terminato "la splendida avventura", con la vittoria del titolo italiano under 19, e mi trovai in quella "selva oscura" del campionato serie "C" riserve!

Era il momento di partire militari e di conseguenza la presenza mia e dei miei amici compagni di squadra era a spot, come si usa dire di questi tempi, andavamo ad allenarci ogni volta che la madre patria lo concedeva e il rivederci ci lasciava il sorriso per una settimana, più di una "passeggiata in resterà" con la morosa.

Un venerdì sera d'ottobre, il nostro Virgilio, Gigi Cagnin, ci convoca per una trasferta nel veronese, credo Valpolicella, ma non ci metto i gabbasisi a garanzia, il mio brain ha subito tante e tali disavventure che non mi fido di giocarmi le argenterie a supporto della squadra avversaria!!!!!!

Ore 7.30 Saint joseph, Sari's bar, l'unico che conosco é Massimo Furlanetto, mio compagno di squadra, una persona tranquilla, un piloncino con un palmares di guerre di trincea, di tutto rispetto, il resto della squadra erano dei veci, Gigi Cagnin a Ciano Zugno, il Maset trevigiano, lui metteva la testa dove altri mettevano i piedi, il buon Scotto detto Ampere, appena arrivato in Tarvisium pensavo fosse parente della famosa unità di misura, il grande Dal Cin e Tonibati.....

Lo giuro, davo del Lei a tutti, mi sembrava di essere in un museo, non in spogliatoio, i loro discorsi rimembravano sempre partite epiche dove a volte contava di piú il numero di giocatori usciti dal campo con epistassi, che il risultato finale.

Giornata dalla mite temperatura, i colli intorno creavano un paesaggio piú da scampagnata che da incontro di rugby, la lentezza del gioco, il peso corporeo dell'arbitro e di numerosi giocatori in campo, portava il tutto ad un movimento di palla molto stitico ma un gran numero di fasi statiche, ove le mani venivano usate chiuse a mo' di pugno, e velocemente posate a ridosso di zigomi e mascelle avversarie.

Inoltre, mentre i Rolling Stones cantavano Start me up, in campo era molto usato lo "stamping con scivolata finale" noto ballo su schiena avversaria, tassativo tacchetto da 23!!!!

Il buon Cin con voce cavernosa, non poteva essere diverso, a seguito dei numerosi episodi di scambio idee opposte, ci disse di stare calmi e di limitare le guerre con l'avversario, e nel caso estremo pronunciare la parola magica "tonibati", non capii subito il significato ma al primo episodio mi resi conto del valore della stessa....

Touche, io naturalmente gioco seconda linea, anca se no saltavo na gazeta, dal fondo touche parte la commanda; "toni se i ghe rompe i cojoni al ceo....bati!!!!!

Da quel momento mi sentii aladino con la lampada in mano, bastava pronunciare per esaudire ogni vendetta, Toni era alto circa 1,90, stempiato, con tratti somatici molto simili alle origini umane, taciturno, dalle braccia a penzoloni, molto lunghe, simil orango, le spalle ricurve ma larghe, umanamente era buono e sensibile ma all'udire la parola magica, tonibati, non ce n'era piu per nessuno, aveva lo stesso effetto del gong sul ring per Rocky Marciano.

La leggenda narra che a causa di un duro lavoro in africa, il buon Toni, sia rimasto troppo tempo sotto al sole, portandosi a casa non pochi problemi fisici e umorali, non prendete alla lettera questa versione, potrebbe essere una fesseria del tempo che va ad aggiungersi a tutte quelle che io scrivo saltuariamente, tanto per farvi sorridere, spero, in un momento di vita sociale non proprio radioso per tutti.

Assistevo alla partita della prima squadra contro i ricci Villorbesi e vedendo "HURRICANE DURIGON", mi è venuta l'idea di instaurare il "Trofeo Tonibati".

Competizione da assegnarsi, tipo "ignorante dell'anno", a colui il quale colleziona il maggior numero di cartellini rossi durante il campionato, ed il premio consiste nell'assistenza mantenimento campi da gioco, affiancando il sig:Busato o il sig:De Pieri, a seconda dell'esigenza.

I candidati sostanzialmente sono tre, "hurricane" Durigon, "Matrix" Mattarucco e il capitano "Achille" Pavanello.....Ai posteri l'ardua sentenza.

Chiudo scusandomi par e ciacoe....ma xe pi forte de mi scrvar monae, faccio appello ai più anziani di portare notizie o anedotti della cultura Tarvisium, sono convinto che se non si conosce il passato, non si può comprendere il presente, Arrrrivedooooorciiiiiiii, bortolo

 

presa al volo / n°1

 

Ieri pomeriggio ho assistito alla partita tra la nostra squadra under 16 e il Paese. Faccio i complimenti ai ragazzi perché non è facile giocare con gap fisici e atletici evidenti, ma loro lo hanno fatto senza nessun timore e con grande coraggio.
Ieri mentre guardavo la partita mi è tornato in mente un episodio di quando, c'erano gli anni dispari, giocavo con l'allora under 15 della Tarvisium. Avevamo perso la domenica molto male con la Benetton e il lunedì sconsolati eravamo in spogliatoio con poca voglia di cambiarci per l'allenamento e in spogliatoio c'era un ex giocatore della Tarvisium che dopo l'attività juniores (allora non avevamo ancora la prima squadra) era andato a giocare nella Benetton (e nella nazionale). Succedeva spesso che ex giocatori della Tarvisium tornassero al campo pur giocando per altre squadre, chi per salutare, chi per dare una mano con delle sedute specifiche, chi semplicemente per nostalgia di casa (quest'ultimo caso l'ho compreso molti anni più tardi quando è capitato a me). Ebbene costui era li con noi semplicemente per rincuorarci, per sollevare il nostro morale a pezzi, poi disse una cosa che non dimenticherò mai e che faceva più o meno così: "ho perso molto anch'io alla vostra età, ma vi assicuro che quando arriverete in giovanile (era l'under 19) non perderete più e ve la giocherete alla pari con tutti".
Nel 1984, qualche anno più tardi, con l'under 19 vincemmo lo scudetto nella doppia finale di Imola e di Padova con il Rovigo, con un gruppo di compagni, amici, in alcuni casi "fratelli" assieme ai quali cominciò per una serie di annate una stagione fantastica che culminò con la promozione in serie A1 (era la categoria più alta, non esisteva ne l'eccellenza, ne tantomeno la celtic).
Non eravamo ne professionisti ne super atleti, ma eravamo ambiziosi e innovativi, ci allenavamo più e meglio degli altri e risultati venivano grazie al lavoro.
Per cui forza ragazzi, nello sport come nella vita, siete e sarete artefici del vostro futuro, tenete alta la testa e non abbassate mai gli occhi davanti a nessun avversario, e soprattutto davanti a voi stessi.

Valentino Colantuono

 

presa al volo / n°0

 

Eccoci! 

Siamo on line, in rete, sul web, si dice adesso usando linguaggi attuali e oramai diventati di uso comune.  Ci siamo detti, perché non usare il sito per ospitare un modo di scrivere più tradizionale, meno sintetico, meno moderno direbbe qualcuno, ma che possa suscitare speriamo discussione, confronto, interesse e perché no, anche un pochino di emozione. Qualcuno lo chiamerebbe editoriale, ma noi non ci permetteremo mai.  Perché "presa al volo"? Nel gergo giornalistico, al quale non abbiamo titolo di appartenere, forse viene intesa come una notizia colta con arguzia, intelligenza, fortuna, tempismo e a volte con coraggio. La presa al volo nel rugby, se ben interpretato, è uno dei gesti più eleganti, e soprattutto uno dei più coraggiosi.
Coraggio quindi proviamo con stile a percorrere questa strada insieme e incamminiamoci verso questa nuova avventura, www.ruggerstarvisium.com, guardando avanti senza dimenticare il nostro vissuto, facendo convivere l'innovazione a cui ci obbliga il futuro con la tradizione che ci arricchisce d'orgoglio. Abbiamo una lunga storia da raccontare e vorremmo farlo, per questo abbiamo deciso di dedicare una sezione del sito alla nostra storia. 
Scriveremo di rugby, è scontato, ma non solo. Evolveremo e cresceremo assieme. Come sempre.

Valentino Colantuono