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presa al volo / n°58

gigante super 2019

 presa al volo / n°57 - 10.05.19

 

8-9 giugno ... SUPER !!!

Un magnifico weekend!

 

Accogliere presso le nostre strutture di Viale Olimpia la chiusura stagionale del progetto “Super X” è stato veramente emozionante; vedere all’opera tutti i nostri giovanissimi rugbysti, più di un migliaio (!) ha chiuso perfettamente la stagione del rugby.
In campo abbiamo assistito a partite bellissime e partecipate anche dagli adulti, allenatori, accompagnatori e genitori come pure dai giovani arbitri.
Lo spirito del progetto è stato colto in pieno da parte di tutti i partecipanti, soprattutto dalle Società che ci accompagnano in questa esperienza che vogliamo ritenere possa avvicinare maggiormente al nostro sport i giovanissimi che lo vogliono praticare.
I complimenti vanno ad ogni singola squadra di tutte le Società presenti e provenienti anche da Toscana ed Emilia, sottolineando i comportamenti positivi che hanno permesso alla Ruggers Tarvisium di far buon fronte organizzativo - pur con qualche leggero inconveniente in avvio - a questa magnifica rassegna.

I complimenti ed i ringraziamenti della Tarvisium vanno, con un forte abbraccio, proprio a tutti!
A quanti alacremente lavorano al progetto SUPER ed alla sua realizzazione in “campo”.
Alle Società che partecipano con grande spirito di collaborazione e condivisione.

Una nota particolare, ed a mio avviso più che meritata, è per tutto lo staff che, esternamente al campo, ha saputo far funzionare la nostra clubhouse ed i nostri servizi di food e beverage!!!

Una squadra complessivamente composta ed organizzata su più turni, da più di settanta volontari (la maggior parte genitori dei piccoli in campo) che con la loro grande forza, determinazione ed abnegazione, hanno dato il loro meglio e quanto più possibile, per accontentare quanti nel corso del weekend, sono stati nostri graditi ospiti!
Quando scende in campo, il nostro GIGANTE vince sempre!!!
Possiamo essere orgogliosi anche di questo?
Certamente sì, anzi, lo vogliamo !!!


GRAZIE GIGANTE!

Ruggers Tarvisium

 

 

presa al volo / n°57

presa 57

 

presa al volo / n°57 - 10.05.19

 

2+2=5

il rugby ci ha salvato la vita

 

Quella notte a L'Aquila avevamo perso tutto, anche la capacità di relazionarci tra uomini, come persone.
Ma quando le forze, le motivazioni, le intelligenze ed i talenti si mettono insieme per un bene più grande, allora il risultato sarà straordinario. E l'obiettivo dei nuovi giocatori del L'Aquila Rugby Pagina ufficiale era la maglia, la città che rappresenta, la sua gente".
FONDAMENTALE SPEECH del nostro amico Vincenzo Troiani al TEDxPotenza 2018.
Da assorbire completamente.

 

 

vai al video su youtube

 

presa 57

 

presa al volo / n°56

presa 56 leonardo ghiraldini

 

presa al volo / n°56 - 19.03.19

"...La palla ovale, se la provi, ti prende dritta allo stomaco e ti resta dentro perché il rugby è costruito a immagine e somiglianza della vita stessa... vita e rugby sono fratelli..."

In occasione dei suoi 100 caps in azzurro, Leonardo Ghiraldini ci regala, dalle pagine di theowlpost, un meraviglioso affresco del mondo del rugby, delle sue regole, le sue motivazioni, del suo stretto rapporto con la vita tutta: "La mischia chiusa è il perfetto riassunto della vita degli avanti perché ne bastano un paio che spingono nella direzione sbagliata, o che non hanno più la forza per farlo, e tutto crolla. Crolla sulle spalle delle prime linee che finiscono schiacciate, tutte e sei, con i restanti dieci a far da fermacarte". Un capolavoro da leggere tutto d'un fiato!

 

> vai all'articolo su theowlpost

 

presa al volo / n°55

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presa al volo / n°55 - 28.11.18

 

un'esperienza toccante

e piena di significati

 

La Fondazione “Il nostro domani” gestisce a Cavriè di san Biagio di Callalta la casa “Giovanna De Rossi” in onore di colei che con un lascito ha permesso la costruzione e la realizzazione di questa residenza per disabili.

In questi giorni l'associazione ha festeggiato il quindicesimo compleanno della casa che da ospitalità, assistenza, cura e sostegno ad una ventina di persone con varie disabilità, fisiche o mentali. Grazie all'interessamento dell'Amico Giovanni Uliana gli ospiti della casa e la Tarvisium si erano già incontrati questa primavera: In occasione di una partita di Rugby in casa coincidente con il CONAD Day ricevemmo la loro visita, una insolita ed emozionante domenica per loro e per noi.

Non potevamo quindi ignorare alla celebrazione, sabato 24 u.s., dei tre lustri della casa e questa volta abbiamo noi ricambiato la visita, con una delegazione di atleti della prima squadra e della giovanile e di qualche dirigente. E' stata una esperienza toccante e piena di significati che ci ha reso più consapevoli di quanto siamo fortunati e di quanto siano effimeri le nostre preoccupazioni ed i nostri problemi di quotidiana routine. Abbiamo anche avuto modo di apprezzare e toccare con mano quanto prezioso, difficile, importante e meritevole sia il lavoro di tutti gli operatori che si prodigano affinché gli ospiti della casa conducano una vita serena e dignitosa. La partecipazione alla Santa Messa tutti insieme è stato un ulteriore momenti di vicinanza e comunità. Un legame che non si deve interrompere. Infine un grazie a Giovanni che ci ha permesso di conoscere questa realtà e toccarla con mano.

 

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presa al volo / n°54

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presa al volo / n°54 - 30.10.18

 

il quarto elemento

(Lettera aperta a Davide e Gaia)

 

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Il rugby mi ha insegnato molte cose. Tra tutte: l’ordine, il rispetto delle regole e l’impegno. Ho pensato a lungo che questi tre elementi bastassero a spiegare l’amore profondo che provo verso il mio sport, le scelte che ho sostenuto per praticarlo e l’importanza che ha avuto nella mia vita. Poi, quasi per caso, ho messo a fuoco un quarto elemento: evidente, quasi banale eppure dimenticato o peggio, dato per scontato.

Nessuno mi ha obbligato a giocare a rugby. Nessuno mi ha mai costretto ad entrare in una squadra invece di un'altra. Le idee si scelgono e poi si inseguono e se necessario si difendono; non si devono (mai) subire né aspettare.

Quando in campo dovevo affrontare gli avversari, in situazioni che si ripetevano sempre diverse, nessuno era in grado di dirmi prima, con precisione, come mi sarei dovuto comportare dato che il rugby, esattamente come la vita, non si può imparare a memoria. Certo, era mia dovere arrivare all’appuntamento preparato, allenarmi con costanza e tenacia, ascoltare con umiltà e fiducia le correzioni e i consigli del mio allenatore, abbracciare la strategia e l’interesse della squadra, ma poi ero io che, di volta in volta, calato nella battaglia, dovevo essere capace in pochi istanti di vedere la specifica situazione, comprenderla e quindi agire nel modo che ritenevo più adeguato. Per me e per i miei compagni. Da solo o con loro.

Non poteva che essere così dato che non solo l’obbiettivo del nostro agire (condizione di appartenenza ad una squadra), ma anche il percorso per raggiungerlo (in sintesi: il nostro ordine) nessuno ce li può imporre a priori.

Piuttosto, c’era un atteggiamento che ci accumunava, non come regola, ma come principio: l’avanzare o meglio, l’andare verso. Con il pallone per raggiungere la meta o senza pallone per fermare gli avversari il più lontano possibile dalla nostra. E quando un compagno era in difficoltà andavamo verso di lui per aiutarlo, nel rispetto di un dovere che era innanzitutto morale. Rimanere fermi ci avrebbe inesorabilmente reso non solo dei perdenti, ma anche dei pavidi egoisti e avrebbe infranto a priori la condizione di appartenenza alla squadra. Bastava che uno non “salisse” e tutto il meccanismo saltava, che uno non aiutasse l’altro come se l’altro fosse lui, e tutti eravamo più deboli. Ecco che allora, la ricerca del nostro ordine avveniva attraverso una volontà comune di espansione, generata ed alimentata dal fluire di una energia interiore che ci rendeva speciali.

Andavamo verso. Costantemente. Con impegno e convinzione. E non solo sul terreno di gioco. Questo generava in noi un profondo piacere, talmente intimo che ancora oggi non trovo le parole per descriverlo. Non era un caso quindi né tantomeno un atto eroico se cercavamo fino all’ultimo di scendere in campo anche quando eravamo infortunati. E se non ce la facevamo o qualcuno meritava di giocare più di noi, non ce ne stavamo a casa: chiedevamo comunque di andare in spogliatoio, in borghese, con il dispiacere nel cuore, ma con la disponibilità di servire con umiltà chi sarebbe sceso in campo. Quello era l’ordine che avevamo scelto e che perseguivamo con tenacia perché ci faceva sentire a posto. Nel bene e nel male. E quando le partite finivano, indipendentemente dal risultato, ci ritrovavamo ogni volta a condividere spontaneamente il sapore di quell’ordine con chi era stato nostro avversario in campo. Mai nemico.

Io sono un rugbista. Mi piace sentirmi speciale. Ma sono convinto che l’energia interiore che ci faceva espandere non sia una proprietà esclusiva dei rugbisti. Al contrario, appartiene a tutti, sportivi e non, presente in ciascuno di noi fin da bambini. Chi ha passato la sua infanzia a giocare sui campi spelacchiati farciti di sassi o in strada, non può aver dimenticato lo spirito che lo animava, l’intensità e la passione che lo spingeva in avanti, con le braccia aperte, faccia al sole, incapace di mollare fino all’ultima goccia di luce come se in gioco ci fosse il campionato del mondo. E ancora, il piacere intenso, pieno, appagante del fare e dello stare insieme, del condividere l’appartenenza.

Vedete, il rugby, in me, ha avuto il merito di mantenere viva questa fiamma.

Un privilegio.

Uno stimolo a continuare ad avanzare, con la stessa forza, verso il mio ordine, tra successi e sconfitte, tra accelerazioni e brusche fermate. Ma sempre una fonte di piacere intima e profonda.

Quella fiamma, figli miei, è anche dentro di voi. E per quanto talvolta la nascondiate e soffochiate con sacchi pesantissimi di virtualità effimera, è ancora là.

Prendetevene cura, fatela crescere, alimentatela nei modi che riterrete più opportuni.

Vi prometto che non vi permetterà mai di essere foglie dimenticate che hanno preferito la terra al vento; al contrario vi renderà esploratori coraggiosi che, con il sorriso sul viso, scelgono consapevolmente di affrontare il volo per potersi espandere.

Paolo Marta

da
https://www.facebook.com/search/top/?q=paolo%20sat%20marta

 

presa al volo / n°53

premiazione villepreux

presa al volo / n°53 - 15.09.18

 

 

finalmente!

 

Con una cerimonia nella cittadina Inglese di Rugby
Pierre Villepreux è entrato, col numero 140,
nella World Rugby Hall of Fame,

il “pantheon” che riunisce i più grandi personaggi
del Rugby di tutti i tempi.

 

Non c'è da esserne sorpresi, mai riconoscimento fu più meritato


34 caps nella Nazionale Francese, 3 tornei delle 5 Nazioni di cui un grande Slam come giocatore. Come allenatore un campionato italiano con la Benetton, Responsabile tecnico della Nazionale Italiana, tre campionati Francesi con lo Stade Toulousain, 2 grandi Slam nel 5 nazioni e vicecampione del mondo con la Francia…. Grande formatore quando è stato chiamato da Invernici a dirigere la nazionale il suo primo pensiero è stato quello di formare una scuola, un gruppo di tecnici preparati. Con l'amico Georges Coste hanno fatto fare alla nostra nazionale un salto di qualità che ahimè rimpiangiamo. A 75 anni è tutt'ora molto ascoltato e seguito, apprezzato da coloro che amano il rugby di movimento, il gioco aperto, lo spettacolo. Ma aldilà delle performance sportive di giocatore e allenatore la sua grandezza è stata ed è la sua dimensione divulgativa e formativa. La sua concezione e la sua filosofia di gioco si possono condividere o meno, ma la sua attenzione alla pedagogia, al modo di insegnare ed allenare, alla evoluzione del gioco e dello sport stesso sono fuori discussione e ne fanno una delle persone più influenti del panorama rugbistico mondiale; non per nulla ha per lungo tempo fatto parte della commissione della IRB che studia l'evoluzione delle regole e quindi del gioco

Chi ha l'onore di conoscerlo bene e l'occasione di vederlo ancor oggi in campo e in aula può testimoniare dell'entusiasmo con cui si mette a disposizione di tutti con autorevolezza e carisma ma anche con estrema semplicità e disponibilità che sono la misura di un grande uomo oltre che di un grande tecnico e divulgatore del rugby. Spiegare ad un bambino come trovare lo spazio o ad un allenatore come lanciare il gioco per un esercizio, spiegare come insegnare il rugby e allenare dai ragazzini ai professionisti, per lui non fa nessuna differenza: semplicemente mette a disposizione di tutti le sue conoscenze e la sua filosofia di rugby ed di formazione.

Due anni fa, fu protagonista insieme ad altri importanti personalità dello sport della splendida serata che orgnizzammo a Piazza Rinaldi, Sport che Effetto che Fa: il suo intervento fu una lezione memorabile sulla sua concezione di squadra e su quelli che sono i presupposti per costruire una storia di successo

Da quest'anno è cittadino onorario della nostra città, grazie all'iniziativa dell'amico Corrado e dell'ex presidente del consiglio comunale Franco Rosi, con una felice scelta di tempo.

 

congratulazioni Pierre!

Sergio Amaglio

 

parte dell'intervento di Pierre al minuto 9:00 del video della serat "Sport che effetto che fa!"

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