CIVFIRCIV  Facebbok-tarvisium   YouTube-Tarvisium      

n°10 di Franco Luciani

rugbycult 10

 

Rugbys Strangest Matches

storia e storie di rugby

 

John Griffiths

Rugby's Strangest Matches

Extraordinary but True Stories from over a Century of Rugby

Portico, London 2008

Newcastle (Inghilterra), una piccola libreria di periferia, una di quelle in cui si vendono solo libri usati.  Entro e vedo un intero scaffale riservato a libri di sport. Mi avvicino, scartabello e mi rendo conto che quasi tutti sono dedicati al calcio. Qualcuno parla di cricket, forse uno di golf, ma non ce n'è nemmeno uno che parli di rugby! D'accordo, penso, siamo nel nordest dell'Inghilterra: qui, al contrario di quanto accade in Italia, il rugby non è molto popolare come nel centro e nel sud del Paese. Però, penso anche, siamo pur sempre in Inghilterra: possibile che non ci sia neanche un libro sul rugby?! 

Chiedo spiegazioni al negoziante, il quale, guardandomi un po' stranito, mi dice di aspettare un momento e se ne va nel retrobottega. Ritorna dopo cinque minuti con un libro rosso in mano, evidentemente un fondo di magazzino.
Il titolo, Rugby's Strangest Matches, mi incuriosisce immediatamente. Lo sfoglio, leggendo qualcosa qua e là, e ne rimango conquistato. Lo acquisto (non potevo nemmeno fare altrimenti dopo la gentilezza del negoziante...) e torno a casa a leggerlo.

 

Quasi 120 episodi, ciascuno dei quali legato a una particolare partita di rugby, nell'arco di oltre 130 anni: dal 1871 al 2007. Quasi un racconto per ogni anno. Un vero e proprio piccolo manuale di storia del rugby, fatto di aneddoti e curiosità da tutto il mondo. Inutile dire che, per quanto strane, si tratta di vicende realmente accadute che l'autore, John Griffiths, ha saputo ricostruire grazie a ricerche su giornali e memorie dei protagonisti. Non ne esiste, purtroppo, una traduzione italiana.
Presento qui una sintesi degli episodi che per qualche motivo mi hanno colpito più di altri.

Franco Luciani

 

La battaglia dell'orecchio di Waldron (The Battle of Waldron's Ear)
Oxford (Inghilterra), ottobre 1966

orecchioross cullen

 

Un episodio non proprio edificante per il rugby, e anche triste se vogliamo, ma che in realtà testimonia, ancora una volta, la sportività e la lealtà che gran parte dei rugbisti e delle persone che si occupano di rugby, sotto sotto, possiede.
Ollie Waldron era un pilone irlandese che studiava fisica nucleare al Merton College di Oxford. Nel 1966 fu convocato nella selezione della squadra dell'Università di Oxford per giocare una partita “amichevole” contro la nazionale australiana che quell'anno era in tournée nelle isole britanniche. La squadra degli studenti universitari di Oxford iniziò la partita molto bene, segnando 9 punti nei primi 12 minuti. Solo all'inizio del secondo tempo i Wallabies riuscirono a ribaltare il risultato: 11-9.
La partita fu molto tesa e quanto accadde a metà del secondo tempo lo testimonia: da una mischia chiusa il pilone Waldron uscì con il lobo orecchio completamente lacerato. Il tallonatore australiano Ross Cullen, messo in difficoltà da un ingaggio apparentemente irregolare di Waldron, aveva deciso di farsi giustizia da solo, senza che l'arbitro si accorgesse di nulla. Waldron fu immediatamente portato in ospedale a farsi ricucire.
L'indomani, il team manager dell'Australia, Bill McLaughlin decise di rispedire a casa Cullen a causa del suo comportamento antisportivo. La sera stessa, Cullen prese un aereo per Sydney. In 13 anni di onorata carriera, mai era stato coinvolto in episodi di questi tipo. Una settimana dopo il suo rientro in Australia, la selezione della sua regione lo convocò per una partita a Brisbane, designandolo come capitano. Cullen non rispose alla convocazione. Aveva deciso di non giocare mai più a rugby, tenne fede alla sua promessa e scomparve dalla scena rugbistica.

 

Antichi metodi di trasferta (Primitive Travel Arrangement)
Cork (Irlanda), febbraio 1905

Questa è la storia di un rugby davvero di altri tempi!
Per raggiungere Cork, sede di una partita internazionale contro l'Irlanda, nel 1905 i giocatori della nazionale inglese dovettero attraversare il Mar d'Irlanda in nave fino a Dublino e da lì scendere in treno fino a Cork, stipati come sardine in un vagone di terza classe riservato ai fumatori...
La partita finì 17-3 per l'Irlanda e c'è da credere che la proibitiva trasferta abbia influito sulla prestazione dell'Inghilterra!
Peraltro, a segnare una delle mete per gli irlandesi fu Basil Maclear, giocatore nato a Portsmouth (Inghilterra), che dai selezionatori inglesi era stato ritenuto non sufficientemente bravo per poter giocare con il XV della Rosa: oltre al danno, la beffa!

 

La convocazione dell'ultim'ora (Last-Minute Team Change)
Cardiff (Galles), gennaio 1930

Anche questa è la storia di un viaggio, forse più rapido ma non meno avventuroso.
All'età di 34 anni Sam Tucker, tallonatore inglese di Bristol, era riuscito a collezionare 22 caps in Nazionale e aveva fatto parte della squadra che nel Cinque Nazioni del 1928 vinse Grand Slam, Triple Crown e Calcutta Cup. Nel gennaio 1930 fu però escluso dalla rosa dell'Inghilterra che di lì a poco, a Cardiff, avrebbe disputato la prima partita del Cinque Nazioni di quell'anno contro il Galles. L'intenzione dei selezionatori inglesi era chiaramente quella di ringiovanire la squadra.
Alla vigilia del match, nel corso dell'allenamento di rifinitura, il pilone Henry Rew si infortunò a un dito del piede. La mattina dopo, Rew si rese conto che l'infortunio era più grave del previsto e dovette rinunciare a prendere parte alla partita che sarebbe cominciata poche ore dopo. I selezionatori non ebbero dubbi sul da farsi: l'unica soluzione era convocare immediatamente Tucker.
Alle 12.25 Sydney Cooper, segretario della Rugby Football Union, telefonò all'ufficio di Bristol dove Tucker lavorava e lo trovò regolarmente al suo posto di lavoro (erano lontani il tempi del professionismo...). Nemmeno Tucker ebbe dubbi sul da farsi. Preparò la borsa, prese un taxi da Bristol fino al vicino aerodromo di Filton e si imbarcò, per la prima volta nella sua vita, su un biplano a due posti. Dieci minuti più tardi, il pilota atterrò in un campo alla periferia di Cardiff. Tucker raggiunse la strada più vicina, fermò un camion di carbone e riuscì a farsi dare un passaggio fino al centro della capitale gallese. Giunto nei pressi dell'Arm's Park, lo storico stadio di Cardiff, Tucker dovette farsi largo a forza tra la folla che stava per entrare per assistere alla partita. Entrò nello spogliatoio degli ospiti alle 14.40, cinque minuti esatti prima del fischio d'inizio.
La partita terminò 11-3 per l'Inghilterra e Tucker giocò tutti gli ottanta minuti con il numero 2 sulle spalle. Venne convocato anche per le altre tre partite di quel Cinque Nazioni che fu vinto, ça va sans dire, dal XV della Rosa.

 

L'incubo del tipografo (The Printer's Nightmare)
Parigi (Francia), marzo 1980

Da un Tucker a un altro Tucker, cinquant'anni dopo.
Colm Tucker era uno di quei flanker irlandesi che, quando giocano, sono in ogni azione e in ogni parte del campo. Nel 1978 fece parte della mitica selezione di Munster che nel 1978 sconfisse 12-0 gli All Blacks. Nel 1979 venne convocato per il Cinque Nazioni e l'anno seguente prese parte al tour dei Lions.
Fin dall'inizio della sua carriera internazionale, Colm Tucker dovette abituarsi a vedere il suo nome storpiato: spesso e volentieri, infatti, la stampa inglese cambiava il suo nome in Colin.
Ma quanto accadde a Parigi nel 1980 fu davvero troppo!
Nella lista ufficiale dei giocatori della partita Francia-Irlanda, nella quale era tra le riserve, l'iniziale del suo cognome, la lettera T, fu sostituita per errore con una F: Tucker divenne quindi Fucker, l'equivalente inglese di “stronzo, pezzo di merda”...
Quando, all'inizio del secondo tempo, Tucker entrò in campo al posto di John O'Driscoll, lo speaker francese lesse il suo nome dalla lista giocatori, scatenando l'ilarità dei tifosi irlandesi e facendo entrare di diritto l'episodio nella storia del rugby.

 

La Volvo verde che fece fermare la partita (Green Volvo Stops Play)
Sunbury (Inghilterra), marzo 1996

volvo

 

 

 

 

 

 

 

 

Divertente e piuttosto singolare è anche quanto avvenne a Sunbury nel marzo 1996.
Sunbury è il sobborgo di Londra in cui si trova lo stadio dei London Irish. Qui, nel marzo 1996, London Irish e Leicester Tigers si stavano disputando la semifinale della Anglo-Welsh Cup, una coppa messa in palio ogni anno tra le 12 squadre della Premiership e le 4 squadre regionali gallesi. Una selva di automobili parcheggiate in ogni dove circondava lo stadio e un'incredibile folla era assiepata nelle tribune. Sebbene i Tigers conducessero nella prima mezz'ora di gara per 8-22, alla fine del primo tempo i London Irish erano riusciti ad accorciare le distanze e ad andare all'intervallo con il punteggio di 21-22.
Al quinto minuto del secondo tempo, i due pacchetti stavano per prepararsi all'ingaggio di una mischia chiusa, quando lo speaker dello stadio annunciò il numero di targa di una Volvo verde che ostruiva l'uscita dal parcheggio e che, se non fosse stata spostata entro breve, sarebbe stata rimossa dalla polizia.
Gary Halpin, pilone destro e capitano dei London Irish, che stava per ingaggiare la sua personale sfida contro il pilone sinistro avversario, si rese immediatamente conto che quella Volvo verde era proprio la sua!
Il gioco venne interrotto per qualche minuto per permettere ad Halpin di correre negli spogliatoi, recuperare le chiavi della Volvo verde e darle a un amico affinché la spostasse.
Halpin riuscì a risparmiarsi una multa salata, ma non poté evitare la vittoria per 21-46 dei Tigers, che andarono in finale contro il Bath.

 

rugbycult 10