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n° 12 di Franco Luciani

rugbycult 12

 

Storia di mete

che hanno fatto la storia.

 

1. L'essai du bout du monde

 

Auckland (Nuova Zelanda), Eden Park, 3 luglio 1994

 

La Francia gioca il secondo dei due test match contro gli All Blacks nel corso della sua tournée estiva in Nuova Zelanda. Il primo test match, disputatosi il 26 giugno a Christchurch, aveva visto i galletti imporsi con il punteggio di 8-22. La Nuova Zelanda non può permettersi di perdere in casa contro la Francia una seconda volta.

 

E infatti, davanti a 40.000 spettatori, al 78' minuto inoltrato del secondo tempo i Tutti Neri conducono per 20-16. Accade però l'imponderabile.

 

Da un raggruppamento appena dentro la linea della propria metà campo l'apertura neozelandese, Stephen Bachop, calcia il pallone in un angolo all'interno dei 22 della Francia, giusto per tenere lontano i transalpini.

Philippe Saint-André, ala e capitano francese, recupera la palla e inizia un contrattacco disperato. Trova un buco tra tre neozelandesi e ci si infila in piena corsa, un quarto uomo lo rallenta e solo un quinto riesce a fermarlo, quasi all'altezza della linea dei 10 metri francesi.

Si forma un raggruppamento e il tallonatore, Jean-Michel Gonzalez, in posizione di mediano di mischia, fa uscire la palla veloce per l'apertura Christophe Deylaud che accelera, supera la linea dei dieci metri e serve il flanker Abdelatif Benazzi.

Benazzi accelera anche lui e varca la linea di metà campo. Elude con una finta di passaggio un primo avversario, ne fissa un secondo e serve il pallone all'ala Emile Ntamack.

Superata la linea dei 10 metri neozelandesi, Ntamack si porta in prossimità della linea dei 22, fissa l'avversario diretto e cede l'ovale all'accorrente Laurent Cabannes che si porta fino alla linea dei 22 e incrocia con Deylaud che aveva seguito l'azione in sostegno.

Il 10 francese entra nei 22, scarta verso sinistra eludendo un placcaggio e con una finta fa letteralmente sedere il malcapitato Mike Brewer, flanker n. 7 neozelandese. Serve poi il pallone al mediano di mischia Guy Accoceberry e alza le braccia al cielo per esultare.

Ma non è ancora meta.

Accoceberry, infatti, punta in diagonale la linea di meta rincorso da un ultimo disperato difensore All Black. Potrebbe forse lanciarsi oltre la linea di meta e schiacciare l'ovale, ma preferisce servire alla sua sinistra l'estremo Jean-Luc Sadourny che, in tuffo, segna quella che venne definita l'essai du bout du monde. 

"La meta della fine del mondo", che in francese suona anche come "la meta dall'altro capo del mondo": un doppio senso che ebbe molta fortuna tra i transalpini e che divenne poi celebre in tutto il mondo.

Sette passaggi, un solo raggruppamento e oltre 70 metri di campo in quasi 30 secondi di possesso continuo. Il simbolo del cosiddetto french flair, la fantasia francese.

Grazie a quella meta, trasformata da Deylaud, la Francia vincerà anche il secondo test match con il punteggio di 20-23. Vedere per credere.

https://www.youtube.com/watch?v=22Gaw9mrvcE

Franco Luciani