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n°08 di Franco Luciani

Mar del Plata

 

Claudio Fava

 

Mar del Plata


add editore, 2013

 


“Il ragazzo magro con la maglietta rossa tuffò le braccia in avanti, il palmo delle mani verso l'alto come un penitente. Afferrò il pallone, se lo portò al petto e partì verso l'altra parte del campo inseguito da uno tracagnotto e lento come un mulo che cercava invano di lazzariargli i calzoncini, i polpacci, le caviglie... Alla fine lo mandò a farsi fottere mentre lo smilzo se ne andava via con la faccia stracangiata da una specie di risata. Arrivò sulla linea di fondocampo, diede un morso alla palla e la lasciò cadere a terra come una cosa improvvisamente inutile: era il suo modo di dire che si sentiva sazio.
Quattro punti che chiudevano una partita senza misericordia, sei mete di distacco, i picciotti del Corrientes se ne potevano tornare a casa con le corna basse a raccontare come giocano a rugby quelli di Mar del Plata, come si pennellano certi drop che tagliano il cielo senza uno sbavo, senza virgole, il pallone conficcato in mezzo all'aria che pare un bullone, i trequarti che ti aprono la strada spazzando il campo e tu che te ne vai, dritto come un treno, come una maledizione, come...”

 

 

L'incipit è folgorante, specialmente per uno che magro e con la maglietta rossa ci è nato. E la storia - cruda, avvincente e commovente come solo le storie vere sanno esserlo - è da leggere tutto d'un fiato, come un bicchiere d'acqua fresca in un giorno di calura estiva, ma anche da gustare con calma, come un brandy d'annata. 

Mar del Plata, 1978: l'Argentina della dittatura militare di Videla, l'Argentina dei desaparecidos, ma anche l'Argentina che gioca a rugby, nell'anno in cui - guarda caso - proprio in Argentina, si terrà la Copa Mundial de Fútbol, destinata a essere vinta - guarda caso - proprio dall'Argentina, quella di Kempes e Passarella.

E l'allenatore della squadra di rugby di Mar del Plata si chiama pure lui Passarella. Anziano, claudicante, burbero, Hugo Passarella è l'unico in grado tirare fuori il meglio dalle sue “bestie”: Javier detto el Mono, Otilio, Pablo, Gustavo, Santiago, el Turco, Mariano... Sono ragazzi che studiano all'università, qualcuno va ancora a scuola, altri lavorano: postino, fornaio, operaio. Ma sono anche i giocatori della prima squadra del Club La Plata e il loro obiettivo stagionale è vincere il campionato.
Tra loro c'è anche Raul, anzi Raulito, il protagonista “lungo, magro, cocciuto”. Fa il meccanico e gira su una vecchia moto Guzzi che dice essere la Poderosa, quella usata da Ernesto Che Guevara per il suo viaggio attraverso l'America Latina.

All'improvviso, alcuni di questi ragazzi iniziano a scomparire per ricomparire dopo poco, chi riaffiorando dalle acque del Rio de la Plata coi polsi legati col fil di ferro, chi abbandonato in un'auto ai margini di una strada di periferia con una pallottola in testa, chi riverso ai bordi di una discarica con il volto livido e tumefatto.

Alla squadra di Mar del Plata rimangono solo due scelte: scappare altrove, lontano da quella barbarie, oppure restare a calcare i terreni da gioco, lottando per il titolo. Questa è la storia - vera - di un gruppo di ragazzi che, continuando a giocare a rugby, seppe dire di no alla crudele ottusità della dittatura militare argentina.

Franco Luciani