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presa al volo / n°22

carraro

 


... "quei sénsa numero".

 

Reputo sia giusto e doveroso far conoscere a tutti le persone che gravitano, o hanno gravitato nel passato, intorno al mondo Tarvisium.
Inizio io, ma può farlo chiunque, il racconto di uomini o donne cooperanti nella nostra realtà, premetto che non parlerò di Dal Cin o di Ino Pizzolato, non per cattiveria ma perché le loro figure sono note a tutti, come Gesù o la Madonna. 
Un sabato pomeriggio verso l'imbrunire, prima dell'inizio di una gara under 14, un bambino chiede al suo papà chi era quel signore dai lunghi baffi che stava osservando il riscaldamento delle compagini in campo, il padre rispose che non ne aveva idea ma il bimbo replicò prontamente: "come fai a non saperlo....é sempre qui!!!!".
La persona in oggetto della breve discussione padre figlio è Mario Carraro.
Per fortuna la sua figura va oltre un quesito familiare, é ben radicata all'interno della Tarvisium. 
Come un figliol prodigo, venni richiamato dal nostro Presidente nel ruolo di dirigente accompagnatore Under 20, allenata da Ino e Valentino Colantuono, la maggior parte di quei ragazzi ha guadagnato la serie A e sono la struttura portante della prima squadra attuale. Al mio arrivo in via Olimpia 4, venni accolto da un "ciao vecio, cosa ti fa qua", era Mario Carraro che nonostante il fermo attività si rendeva disponibile ai frequentatori della palestra o semplicemente a chi correva intorno al campo per mantenere lo stato di forma atletica.
Conobbi Mario ancora nel 1979, era nell'altra Treviso, campione d'Italia, con un bagaglio d'esperienza inesauribile, retorico, ma vero, sostenere che era un rugby diverso, certi fondamentali sono attuali ancora adesso, e lui ne è buon testimone.
Dall'aspetto anglosassone, quasi Scozzese, con il suo inseparabile basco, i più giovani malignamente lo paragonano a don Matteo, l'assenza totale di avvolgi piedi, calzini, con le scarpe sempre lucide, aiuta in modo fattivo il recupero di giocatori infortunati o acciaccati.
Non é laureato ne diplomato, il suo passato é stato di sacrifici, lavoro duro e tanto allenamento, infanzia difficile, orfano di mamma molto presto e padre che gli mostra la via del lavoro quando i suoi amici andavano a scuola, ama il corpo umano, non solo quello femminile, al punto da creargli interesse, si erudisce leggendo e carpendo diagnosi da amici dottori o semplici fisioterapisti, diventando un punto di riferimento e primo soccorso per tutti gli atleti della società.
La disponibilità verso il prossimo é la sua dote maggiore, la presenza al campo, durante le partite, dalla prima squadra alle Under è totale, il suo rannicchiarsi a bordo campo del Monigo sta diventando un "cult", lo sforzo più grande é il trattenere i suoi consigli durante le partite della 16, dove gioca suo figlio, la fame atavica e la sua ombra di rosso, ombra me racomando, no altri goti, sono a contorno di questa meravigliosa persona, lo garantisco siamo fortunati ad averlo, é una fetta di storia del rugby ma sopratutto è un amico della Tarvisium.

zio bortolo

 

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